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Carceri:  crolla numero agenti, al via stato agitazione

Carceri: crolla numero agenti, al via stato agitazione

Una vera e propria “emorragia di personale, in parte determinata dal calo degli addetti e in parte dalla ‘evasione’ del personale di polizia penitenziaria dalle ’celle’ alle ’scrivanie’”, che sta determinando una situazione di “emergenza nelle carceri”.

Mercoledi 24 Maggio 2017
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i svuotano le carceri di poliziotti penitenziari. Una vera e propria “emorragia di personale, in parte determinata dal calo degli addetti e in parte dalla ‘evasione’ del personale di polizia penitenziaria dalle ’celle’ alle ’scrivanie’”, che sta determinando una situazione di “emergenza nelle carceri”. A denunciarlo è la Fp Cgil Polizia Penitenziaria alla luce di un report, condotto su numeri emersi dal confronto col  Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria, da dove emerge come in dieci anni, dal 2007 al 2017, sia crollato il numero di agenti nelle carceri per oltre 8.500 in meno. Una flessione per la Fp Cgil legata soprattutto allo spostamento di molti poliziotti penitenziari dagli istituti penitenziari verso gli uffici amministrativi, portando il totale di poliziotti penitenziari nelle carceri a circa 33 mila addetti rispetto agli oltre 41 mila del 2007. 

 
Una fotografia che ha indotto la Fp Cgil Polizia Penitenziaria a proclamare “lo stato di agitazione del personale e a chiedere il rientro immediato negli istituti penitenziari dei poliziotti in esubero nelle sedi amministrative prima del piano ferie”. Dai dati del report della Fp Cgil Polizia Penitenziaria si rileva come sia crollato tra maggio 2007 e maggio 2017 il numero di agenti di circa 4.700 unità, “determinando una situazione di vera e propria emergenza”. Si è passati infatti da 41.314 agenti di dieci anni fa agli attuali 36.631. 
 
Eppure questo calo non racconta l’intera entità della flessione: la Fp Cgil Polizia Penitenziaria punta il dito contro “la crescita costante di agenti che si spostano dalle carceri verso gli uffici amministrativi attraverso un sistema di mobilità a ’chiamata diretta’”. Difatti si sottolinea nell’analisi che ai 36.631 agenti previsti vanno sottratti circa 4 mila ‘distaccati’, di questi addirittura circa 400 in sedi amministrative diverse da quelle della giustizia, che fanno crollare il numero di agenti divisi negli oltre 200 istituti penitenziari della penisola a 32.718, ovvero 8.596 in meno rispetto al 2007.
 
“Una situazione già critica che, con l’estate alle porte, rischia di diventare una vera e propria emergenza”, sottolinea il segretario nazionale della Fp Cgil, Salvatore Chiaramonte, che fa notare come: “La totale insufficienza di personale nelle carceri impedisce a chi svolge questo lavoro di poter esercitare il diritto alle ferie. Con un organico ridotto all’osso, mentre bisognerà attendere mesi per l’implementazione dei circa 500 nuovi prossimi assunti, è concreto il rischio che le lavoratrici e i lavoratori della polizia penitenziaria non possano andare in ferie”. 
 
Il sindacato chiede quindi il rientro immediato del personale distaccato in esubero. “È ora di smetterla con questa fuga dalle carceri - osserva ancora Chiaramonte -, che produce un problema di trattamento tra gli stessi lavoratori, in termini di privilegi, e che soprattutto si riflette su chi nelle carceri ci lavora. Specie in un periodo come questo, con l’estate che si avvicina, chiediamo che venga invertita la tendenza, riportando nelle carceri il personale impiegato nelle amministrazioni prima dell’inizio del piano ferie estive”. 
 
In generale, pur con il via libera ai nuovi ingressi la situazione rimane critica. “Registriamo positivamente le prossime nuove assunzioni - aggiunge il dirigente sindacale - ma che non riusciranno a colmare una carenza strutturale di organico. Per queste ragioni bisogna interrompere questa pratica della chiamata diretta per riportare gli agenti di polizia penitenziaria nei loro luoghi di lavoro. Il sistema merita un’attenzione adeguata e rispetto nei confronti di personale impegnato in un settore difficile, come abbiamo dimostrato in questi mesi con la campagna #dentroametà, senza per altro un contratto nazionale ormai da oltre otto anni”, conclude Chiaramonte.
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