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Isili. Un flash mob con letture in piazza sul lavoro del bibliotecario

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 Letture in piazza per mantenere la dignità del mestiere che per noi è il più bello del mondo

Bibliotecari al ribasso, biblioteche al collasso!
Assemblea pubblica delle bibliotecarie FP-CGIL Federculture operanti presso il Sistema Bibliotecario
“Sarcidano-Barbagia di Seulo”
Isili, 2 maggio 2014

 A distanza di due anni dalla manifestazione in difesa dei beni culturali sardi, “Difendiamo i nostri granai”, noi bibliotecarie del Sistema Bibliotecario “Sarcidano – Barbagia di Seulo” torniamo in piazza con questa assemblea pubblica per manifestare il nostro dissenso per ciò che sta accadendo nell’ambito della recente gara d’appalto per la gestione del Sistema Bibliotecario: le Cooperative aggiudicatrici dello stesso hanno unilateralmente scelto di applicare, al posto del CCNL “Federculture” previsto per il comparto dei Beni Culturali, il CCNL cosiddetto “Multiservizi”, applicabile ai servizi di pulizia.

Il CCNL “Multiservizi” è estraneo ed inadeguato alla gestione di sistemi bibliotecari e biblioteche e comporta una riduzione retributiva di quasi 300 euro mensili per dipendente. Inoltre, il finanziamento che la Regione Sardegna eroga per la gestione del Sistema Bibliotecario è dimensionato sul 105% del costo del personale,calcolato sui parametri tabellari del CCNL Federculture.

Come se non bastasse, nella predisposizione della nuova gara d’appalto per l’affidamento del servizio fino alla fine del 2014, viene fatto esplicito riferimento alla possibilità di applicazione del CCNL Multiservizi e a inaccettabili sottoinquadramenti.

Le biblioteche sono istituti universali della cultura, case della conoscenza, luoghi di eguaglianza e rappresentano un bene comune che va difeso e tutelato: ciò può avvenire solamente se come primo obiettivo ci si pone la difesa di chi, questi istituti, li custodisce e li presidia ogni giorno con il proprio lavoro. 

La stabilità del servizio biblioteche si realizza unicamente nella stabilità  e nella continuità del lavoro dei bibliotecari che vi operano. E nella sua dignità, connaturata ad un contratto giusto e adeguato alla professionalità dei lavoratori, perché sono loro che ogni giorno creano le condizioni affinché la biblioteca sia qualcosa di più e di diverso da un semplice deposito di documenti.

Condizioni impregnate del valore primario che fa da cartina di tornasole all’eccellenza di una biblioteca pubblica: il valore dell’accoglienza.

La qualità del servizio in biblioteca è la qualità percepita dall’utente e la componente relazionale è sempre più importante per un bibliotecario che faccia bene il proprio lavoro.

La gestione di una biblioteca che vuole sperare di funzionare per forza di cose deve stare nelle mani di personale qualificato e specializzato. Risparmiare sulla qualità del personale non è risparmiare, è boicottare il proprio futuro.

Per queste vitali ragioni,siamo oggi in questa piazza, condividendo con la gente che frequenta le biblioteche ogni giorno, la richiesta ad alta voce di un modello culturale e sociale diverso.

In questo momento, su questo cogente argomento, è fondamentale un’assunzione di responsabilità da parte delle Amministrazioni pubbliche, comunali e regionale, alle quali è demandato per propria natura il compito di trovare le modalità per migliorare le condizioni di vita di una comunità intera.

Elenchi
(di Stefano Parise, bibliotecario, ex Presidente AIB – Associazione Italiana Biblioteche)

Elenco dei motivi per cui vale la pena fare il bibliotecario

1 – Perché la biblioteca è uno strumento della democrazia
2 – Perché la biblioteca difende la libertà di pensiero
3 – Perché il bibliotecario custodisce un bene comune
4 – Perché la biblioteca è contro il razzismo e la discriminazione
5 – Perché in biblioteca la cultura è per tutti e per ciascuno
6 – Per aiutare i cittadini a crescere e a superare i propri limiti
7 – Perché ci sono i libri, il loro odore, sapore, colore
8 – Per amore della complessità, della profondità, dell’impegno
9 – Per amore della semplicità, della chiarezza, della leggerezza
10 – Per provare l’ebbrezza di sentirsi proiettati nel futuro
11 – Per vivere fortemente radicati nel passato
12 – Perché sulle spalle dei giganti si vede più lontano
13 – Per stare in mezzo a una folla di persone che leggono
14 – Perché la biblioteca esercita il pensiero critico
15 – Per contribuire a costruire un’Italia migliore
16 – Perché è il mestiere più bello del mondo

Elenco dei motivi per cui non vale la pena fare il bibliotecario

1 – Perché non c’è lavoro
2 – Perché non c’è futuro
3 – Perché in Italia cultura e istruzione rischiano di non essere più gratis
4 – Per non vedere più le biblioteche abbandonate a se stesse 

5 – Per non sentirmi dire che sono un fannullone
6 – Perché sono stufo di dover spiegare a cosa serve il mio lavoro
7 – Perché dopo anni di lavoro non vorrei sentirmi dire che sono inutile
8 – Per lo stipendio
9 – Perché ho smesso di pensare a un’Italia migliore
10 – Perché non vale la pena esercitare il mestiere più bello del mondo nelle condizioni attuali

Elenco dei desideri impossibili del bibliotecario

1 – sapere che la politica si occupa della cultura
2 – sapere che la politica non occupa la cultura
3 – sentire un premier italiano che incita le mamme a leggere di più ai loro bambini
4 – vedere approvata una legge sulla lettura, non sullo sconto dei libri
5 – non dover spiegare a ogni cambio di amministrazione cosa è una biblioteca
6 – i tassi di lettura degli italiani che superano quelli danesi, norvegesi, svedesi.

Quando i bibliotecari fanno la differenza.
(da “ Bibliotecario, il mestiere più bello del mondo” di Maria Stella Rasetti, Ed. Bibliografica)

Per il successo di una biblioteca servono – è vero – investimenti sulle strutture, sugli arredi, sulle raccolte, sugli strumenti tecnologici. Ma l’investimento che rende di più è quello sulle persone. Ne è riprova un esperimento di costumer satisfaction condotto in una biblioteca pubblica americana, il cui direttore mise a punto un questionario sulla qualità degli arredi e degli spazi, da somministrare agli utenti per comprendere quale era la loro percezione di comfort complessivo durante la visita in biblioteca. Giunto al momento di programmare le sessioni di somministrazione del questionario, il direttore chiese agli addetti al front-office di essere in alcune ore particolarmente gentili con gli utenti, manifestando cura e cortesia nel contatto con loro, in altre ore di ridurre al minimo l’attenzione agli utenti, amplificando le situazioni di freddezza e disattenzione. Ebbene, dal questionario emerse che, quando si erano sentiti ben accolti dal personale, gli utenti avevano espresso giudizi positivi sulla comodità delle sedie o sull’adeguatezza delle luci; mentre quando avevano sperimentato la massima freddezza di trattamento, la loro esperienza complessiva della biblioteca (che pure era oggettivamente la stessa!) era così peggiorata da indurli a giudicare poco confortevoli le poltroncine e scarsamente illuminati i locali.

Questo esempio, riportato nel libro di Alberto Fedel “Grazie per il reclamo!” (Franco Angeli, 2004), illustra il forte condizionamento agito sulle persone dal sentimento di essere accolti o respinti in una certa organizzazione. Nel caso specifico si evidenzia il fatto che un diverso comportamento dei bibliotecari abbia l’effetto di valorizzare o sminuire l’investimento economico e finanziario dedicato a strutture, impianti e arredi. Sono quindi i bibliotecari a costituire il vero “differenziale” del cambiamento e del miglioramento: investire sulla loro quantità e qualità è dunque la scelta economicamente più vantaggiosa da parte delle Amministrazioni Pubbliche. Perché non provare a risparmiare su altre voci di spesa meno produttive?

La “La biblioteca che vorrei” di Antonella Agnoli, Ed. Bibliografica
(…) non possiamo più tollerare che a occuparsi della biblioteca sia il capo dei vigili perché è il dirigente più alto in grado che non si sa dove mettere. E ancor meno possiamo accettare che giovani bravissimi, che hanno studiato per decenni, restino fuori della porta o siano assunti con salari da fame da cooperative invece di dare loro uno stipendio decente e accettabili prospettive di carriera. Abbiamo bisogno di giovani motivati, entusiasti, capaci di abbracciare il nuovo e di comunicare con il pubblico. Il nostro primo compito è portarli in biblioteca: inutile avere edifici nuovi, o rinnovati, se non abbiamo il personale adatto.

Difficile? Sì. Impossibile? No: l’Italia ha toccato il fondo, le energie per ricominciare ci sono, usciamo dai nostri cubicoli e parliamo con i cittadini. Questo è un momento in cui “l’ottimismo della volontà” è obbligatorio.

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